La vocazione era ed è, quella olearia. In occasione della Campagna di raccolta e frangitura delle olive, l’azienda ed il fabbricato che ne costituiva il fulcro operativo, si rianimavano.
Esperti “frantoiani” pugliesi, maestri della tradizione estrattiva dell’olio arrivavano per poi andare via solo a lavoro concluso ed alloggiavano qui, i locali si trasformavano in abitazioni improvvisate con qualche branda per riposare e lunghe, allegre tavolate che riunivano tutti, rigorosamente uomini, dal proprietario al più piccolo dei garzoni.
Il terzo lato del fabbricato è un ampio magazzino adibito a frantoio oleario; la tecnologia di allora prevedeva per la frangitura molazze in pietra (ora tavoli del giardino) azionate prima dalla forza animale e poi da un moderno motore a scoppio, di produzione tedesca, che ancora campeggia su un lato della stanza insieme ad una grossa ruota metallica alla quale era legato da cinghie per la trasmissione della forza e presse idrauliche per la spremitura.
All’esterno è ancora visibile la vasca contenente l’acqua per il raffreddamento della testata di quel motore. In un angolo, ritagliato con pareti fatte da assi di legno, un piccolo “ufficietto” nel quale dominava una piccola, immancabile statuetta in gesso di Sant’Antonio, illuminata dal lumino improvvisato in un bicchiere con dell’olio ed uno stoppino.